Giacomo Mantelli

Giacomo Mantelli

Sociologo della Salute

Ambiente e società influiscono sulla salute del corpo e della mente

La sensazione diffusa è che il senso di solitudine stia aumentando vertiginosamente nelle nostre società. Perché e in che modo ci siamo arrivati? Non vi è una risposta univoca, ma ci sono vari fattori che hanno influito. Lo sviluppo di un’urbanistica priva di spazi aggregativi e di condivisione sociale. La rapida introduzione di strumenti di comunicazione senza una riflessione sul loro uso. L’esasperazione di una cultura narcisistica. Modelli che fanno ritenere una vita degna di essere vissuta solo se si riempie di attività. Sicuramente ciò e molto altro, in un aggrovigliamento complesso.

Un po’ alla volta, senza accorgercene, abbiamo fatto regredire la necessità di socialità da un bisogno vitale a un fattore accessorio.

La solitudine fa molto male, genera dolore e non è solo una metafora. Gli studi di neuroimaging hanno osservato che quando avvertiamo il dolore della solitudine si attiva un’area del cervello che è la medesima che registra le risposte emotive al dolore fisico.

Il sentimento di solitudine e il dolore fisico condividono molti circuiti neuronali. Funzionano peggio anche le aree cerebrali deputate al senso di gratificazione. Normalmente quando osserviamo un volto felice si attivano alcune regioni cerebrali che generano piacere. Nei soggetti che soffrono di solitudine questo tipo di risposta è indebolita. Il cervello reagisce in maniera più marcata agli eventi negativi e genera minor soddisfazione per ciò che di positivo accade.

Come il dolore fisico – la cui funzione è di allontanarci dai pericoli fisici – il dolore sociale (che chiamiamo solitudine) si è evoluto nella specie umana come meccanismo di protezione. Serve a scongiurare i pericoli derivanti dal rimanere isolato.

Il dolore fisico ci spinge a un cambiamento di condotta, la solitudine percepita ci stimola a cercare la vicinanza. Accadeva nell’uomo primitivo e accade in quello moderno: le epoche cambiano ma la struttura cerebrale rimane la stessa.